martedì 2 novembre 2021

Lasciati andare all'Amore. L'Amore è la chiave



L’amore non è qualcosa di cui parlare; è qualcosa da vivere, mettere in pratica e dimostrare. È realissimo e vitale e non può essere nascosto. Se c’è amore verrà percepito. Comincia ora ad aprire il tuo cuore e ama, ama, ama. Ama tutto: cose e persone. Non esiste momento migliore di ORA.

È l’amore a cambiare il mondo, l’amore sprigiona le vibrazioni, l’amore guarisce e fa ogni cosa. L’amore è la più grande forza dell’universo, e possiedi amore quando il tuo desiderio nei suoi confronti è profondo abbastanza. Fai in modo che tutto quello che costruisci abbia le fondamenta nell’amore, perché l’amore é così forte e saldo che può sostenere qualsiasi cosa. 

E allora passa subito all'azione. 

Leggi questa parte tre volte, poi riprendila quotidianamente e rileggila tre volte al giorno.  

Perdona, dimentica e muoviti in avanti e verso l’alto, elevati. L’amarezza, il risentimento, l’odio e la gelosia  impediscono all’anima di procedere lungo il cammino spirituale.

Fino a che non riuscirai a svuotare completamente te stesso di questi pensieri e sentimenti negativi e dannosi verso gli altri, non potrai essere riempito dall’amore, dalla gioia, dalla vera felicità, dalla comprensione o compassione che sprigionano immediatamente le vibrazioni e mettono in movimento tutto il meglio della vita. È qualcosa che devi fare consciamente.

Devi cambiare i tuoi pensieri negativi, critici, che non esprimono amore eliminandoli tutti e sostituendoli con l’amore. Amate voi stessi e amatevi gli uni con gli altri.

mercoledì 17 marzo 2021

Perdono: un dono che fai a te

 


Perdona gli altri, non perché essi meritano il perdono, ma perché tu meriti la pace. Buddha

La parola perdono deriva dal latino ed è composta dalla particella “per” e “donare”. Ha quindi nel suo cuore già tutta la sua ricchezza, poiché è un dono.  Ma non è, come si potrebbe credere, un dono al perdonato, bensì lo è per chi perdona. Ma partiamo dall’inizio.  Perché dovremmo perdonare?

La perdita di un figlio, un divorzio, dei torti subiti da bambini o dei maltrattamenti o ingiustizie che riceviamo tutti i giorni non fanno altro che aumentare lo stress e i problemi legati al benessere fisico e psichico.  La civiltà odierna ci suggerisce di vendicarci e di prolungare enormemente il dolore, dato che la società ci vuole schiavi, sofferenti e morti di stenti. Invece bisognerebbe perdonare. Perdonare non vuol dire permettere all'altro di fare ciò che vuole o di rifarci male, non vuol dire essere stupidi o succubi o deboli. Vuol dire lasciare andare le emozioni che ci fanno del male. La rabbia se non viene risolta diventa autodistruzione e ci sono evidenze scientifiche secondo cui indebolisce il sistema immunitario.

Le emozioni legate alla rabbia sono tossiche. Il rancore che porti ti sta danneggiando più di quanto tu creda. Un minuto di rabbia indebolisce il sistema immunitario per 4-5 ore. Un minuto di risate rinforza il sistema immunitario per più di 24 ore.  Il cervello è collegato sia con il sistema endocrino (ormonale) che con il sistema immunitario. Anche la mente influenza il corpo attraverso i neurotrasmettitori (acetilcolina, dopamina, serotonina, istamina, adrenalina e noradrenalina), prodotti dal cervello che hanno ricadute sul fisico. I pensieri e le emozioni tra i fattori centrali della salute. I processi psicologici possono influenzare le strutture neuroemotive che regolano funzioni organiche, ed in particolare il sistema immunitario. L’ansia per esempio colpisce lo stomaco, la rabbia il fegato, la paura i reni e i polmoni. Nuove discipline come la neuropsicoendocrinologia e la neuropsicoimmunologia hanno contribuito a migliorare la nostra comprensione dei processi complessi che contribuiscono a produrre uno stato di salute o di malattia. Il nostro cervello quindi, o meglio le sue funzioni mentali, sono in grado di comunicare con le cellule del sistema immunitario. Si può dire che attraverso questi canali di comunicazione si può indebolire la resistenza del nostro organismo agli agenti patogeni (che producono malattia), o viceversa, si trasmettano dei segnali di rinforzo positivo (“Psicologia della salute” Prof. Mario Bertini -Raffello Cortina Editore, 2012).

Facciamo attenzione in particolare alla rabbia repressa e quindi non riconosciuta. Molti di noi, infatti, hanno imparato a non manifestarla ma c’è. Ciò può accadere sia perché non accettiamo di avere emozioni considerate “inopportune”, sia per il giudizio sociale che ne deriva. Per cui è importante dedicarsi del tempo per riconoscere la rabbia dentro di sé e risolverla attraverso il perdono. E qui arriva la meravigliosa notizia: il perdono, infatti, è un potentissimo strumento di guarigione.

Lascia andare il risentimento.  Abbiamo detto all’inizio che il perdono è un dono, ma non per gli altri, bensì  è qualcosa che facciamo per noi stessi.  Ho trovato una splendida definizione di perdono che rende in modo meraviglioso il messaggio che sto cercando di trasmettere:

“perdono è il dono completo, supremo, così sottile che quasi non si dà né si riceve, che completa le azzoppature e le amputazioni del male - abbraccio di pochi istanti che poi ti lascia passare avanti”

Questa splendida definizione lascia intravedere un altro aspetto importante del perdono: esso consente di lasciar andare, guarire e andare avanti.  Al contrario, se coviamo la rabbia, il risentimento, le rimuginazioni  restiamo incastrati nel passato, come se avessimo una palla al piede simile a quella dei condannati.

Occorre perdonare e dimenticare, nel senso di lasciar andare il passato e vivere nel presente, andare avanti e restare nel qui e ora. Non sono i fatti che determinano la nostra vita, ma la reazione a tali eventi. Possiamo scegliere di sentirci vittime o pensare che si tratti di sfortuna o pensare di avere a disposizione un potente strumento qual è il perdono.  E non basta dire o pensare “perdono questa persona”. Gandhi diceva che essere arrabbiato con qualcuno e covare rancore e risentimento è come iniettarsi del veleno e aspettarsi che qualcun altro muoia al posto tuo per il veleno che hai preso tu. 

Non perdonare significa mantenere quello viene definito un laccio karmico o legame energetico. I Lacci Karmici, e i LEGAMI ENERGETICI, sono dei collegamenti energetici con altre persone, con forme pensiero di emozioni, con luoghi, oggetti o qualunque altra forma energetica esistente.
E ho già scritto nel primo dei miei articoli che in natura tutto è ENERGIA.

Quando parliamo di Lacci Karmici o di Legami, facciamo riferimento a quei collegamenti energetici che sono per noi DISFUNZIONALI, che ci creano un’abbassamento energetico rispetto al nostro potenziale e che quindi influiscono in modo negativo sui nostri processi energetici.

I Lacci Karmici sono stabili e per essere sciolti o “slegati” occorre usare procedure per “tagliarli”.

Avere un Legame o un Laccio Karmico è come vere una CATENA  che ti tiene fermo o frenato rispetto a quanto potresti muoverti essendo nel tuo pieno potenziale.

Al fine di andare avanti, è essenziale che tu perdoni realmente a tutti i livelli. Né va dimenticato che, poiché tutto parte da sé, occorre anche perdonare se stessi. Potremmo infatti avere sensi di colpa per la rabbia e il risentimento covati, emozioni negative che riteniamo sbagliate, oppure  per aver “permesso” che si creassero le condizioni per subire un torto, un’ingiustizia o ciò che ha generato in noi la rabbia. In realtà non è corretto ritenere la rabbia un’emozione negativa. Madre Natura l’ha creata perché ne facessimo buon uso. Il problema è quando non riusciamo a liberarcene, si radica, diventa fonte di malessere e non riusciamo a riequilibrarla, cioè tornare ad uno stato di equilibrio emotivo.

Occorre, pertanto, sia un lavoro su di sé per perdonarsi e accettarsi, sia per perdonare gli altri, e farci il regalo di essere liberi da tale peso che oscura la nostra luce per tornare a brillare.

 Colui che non riesce a perdonare agli altri, rompe il ponte su cui lui stesso deve passare. (Confucio)


venerdì 14 agosto 2020

Il nostro corpo come un barometro

 


“Prendetevi cura del vostro corpo con assidua fedeltà. L’anima non può vedere se non attraverso questi occhi, e se essi sono sfocati, l’intero mondo è annebbiato

J. W. Goethe


 

Nell’articolo “Se tu ti ascoltassi” ho parlato della preziosa risorsa che è l’ascolto di se stessi, e questo nasce dall’ascolto del nostro corpo, che consente di sviluppare la sensitività, che è la capacità di discernere sensazioni e percezioni fisiche ed emozionali. Ora approfondiamo l’argomento per capire quale uso meraviglioso possiamo fare di questa nostra risorsa.

Secondo voi il mondo come lo conosciamo è uguale per tutti? Di certo molte saranno le risposte affermative a questo interrogativo, ma in verità non esiste un mondo sperimentato in modo oggettivo e quindi uguale per tutti. Ognuno di noi “elabora” gli stimoli che provengono dal mondo, e quindi anche le esperienze, in maniera fortemente “soggettiva”, vale a dire “personale”, al punto che si potrebbe dire che ciascuno si crea “il proprio mondo” o, come alcuni dicono “la propria mappa del territorio”. Per tutti noi è chiara l’enorme differenza tra un territorio e la mappa del territorio. Quest’ultima, infatti, non è il territorio, ma una rappresentazione dello stesso. Avendone una diversa rappresentazione, anche il nostro “vissuto”, ossia il modo di vivere/interpretare/dare un senso al mondo è diverso da persona a persona. A chi non è mai capitato, ad esempio, di ricordare in famiglia o tra amici un evento del passato e di notare come persone diverse ricordano cose diverse o ne danno una lettura differente? Talvolta sembra quasi di aver vissuto situazioni diverse, eppure state parlando di un’esperienza condivisa con altri, che sono stati, come voi, testimoni e interpreti dell’evento. Può trattarsi di una festa, di un litigio, di un viaggio. A me, per esempio, capita quando parlo di vecchi ricordi con mia sorella. E’ evidente che lo stesso episodio ha lasciato su di me e su di lei una “traccia” soggettiva.

Potete imparare a fare buon uso di queste differenze. In che modo? Imparando a distinguere tra ciò che la vostra anima vuole farvi notare e le cose che non sono particolarmente utili. Ecco a cosa serve la sensitività consapevole. C’è una forza dentro di voi (a cui si può dare il nome di Percettore interno, Rivelatore, Guida interiore) che è il potere dell’anima di dirigere la vostra attenzione perché notiate cose che vi aiutano ad apprendere le lezioni della vita. Quindi affinate l’ascolto e la sensitività per sentire, e ponetevi delle semplici domande-guida: perché sto notando questa cosa o questa persona? Che uso devo fare di questa percezione? L’attenzione durante la fila all’ufficio postale potrebbe, ad esempio, andare su una persona che non sta bene, ma che sta mostrando quel coraggio che avreste bisogno di applicare nella vostra vita.

Potete usare la sensitività consapevole anche per scegliere persone, luoghi, opportunità, risposte che vi danno una sensazione di profondo agio, che “risuonano” armoniosamente con la vostra energia, che formano con voi una bellissima sintonia.

Quando state per coinvolgervi con nuove persone o esperienze potete porvi alcune “domande-guida” come queste:

Questa scelta si armonizza con me?

Nell’immaginare una possibile interazione come mi sento? Mi sento meglio? Questa scelta mi aiuta ad essere ancora più sensitivo o devo stare attento a non chiudermi?

Che cosa potrei imparare lasciandomi coinvolgere?

Probabilmente vi troverete di fronte a offerte tentatrici, che vi allettano per i facili guadagni o benefici, ma che non si armonizzano con voi, creando intoppi e fallimenti. Potranno essere basate sulla paura, sul desiderio di sicurezza che deriva dal restare nella vostra cosiddetta “zona di comfort” in cui tutto è già noto, una sorta di status-magma in cui nulla si muove e non si rischia il noto per l’ignoto, anche a scapito della vostra auto espressione e della vostra felicità.

Immaginate, invece, di emettere la nota della vostra frequenza personale e di mandare questa vibrazione nel campo che vi circonda. Poi osservate cosa succede, se cose o persone entrano in risonanza con voi.

Potete usare la vostra sensitività anche per sentire l’energia dei luoghi. Provate in casa, in giardino, in ufficio, in montagna. Sentite l’energia insita nel punto in cui siete, immaginate che entri in voi dal centro della terra alla pianta dei piedi. Sulla base di ciò che un luogo suscita in voi, decidete se è in risonanza con voi o meno.

Per sviluppare ulteriormente la vostra sensitività consapevole è utile sapere che vi sono tre livelli nel cervello:

Neocorteccia

Mesencefalo

Cervello rettiliano

La neocorteccia si compone dei due emisferi destro e sinistro. Il destro è deputato all’intuito e alla creatività. Il sinistro governa il pensiero analitico e il linguaggio.

Il mesencefalo è il livello della percezione sensoriale (visto, udito, tatto..)

Il più basso cervello rettiliano è orientato alla sopravvivenza e percepisce attraverso reazioni istintive di attrazione-repulsione e di lotta-o-fuga. Poiché i dati del corpo salgono lungo la spina dorsale, il cervello rettiliano è il primo punto in cui le informazioni arrivano a consapevolezza. Poi nel mesencefalo i sensi arricchiscono queste informazioni e le trasferiscono alla parte superiore del cervello, la neocorteccia dove prendono significato e forma verbale.
Per attivare una sensitività molto sottile, è utile chiudere gli occhi e scendere al di sotto del senso della vista, e rimanere fusi con il proprio corpo. Provate ad ascoltare i suoni, dentro e fuori di voi, vicini e lontani. Muovetevi al di sotto del suono verso la consapevolezza tattile. Sentite tattilmente cosa c’è dentro e fuori di voi saggiando la temperatura e le superfici. Potreste sentire differenze di temperature tra una parte e un’altra del corpo, o che un tessuto è ruvido. Con gli occhi ancora chiusi notate cosa cogliete con l’olfatto. Più siete in una condizione di calma, più noterete gli odori sottili. Sintonizzatevi su queste percezioni sottili e imparerete a raccogliere informazioni su voi stessi e su ciò che vi circonda, sulla sintonia o risonanza tra l’interno e l’esterno. Prima registrate un’impressione e la decifrate, più consapevolmente sensitivo diventerete.
E così lasciate che sia la vostra sensitività a guidarvi come una bussola. Il corpo non mente. Sperimentate. 

“Non siamo oggetti, siamo sconfinati e parti del tutto”

 Attraverso il vostro corpo e la vostra sensitività consapevole potete avere una guida per sentire ciò che è meglio per voi. Ciò in quanto non solo voi, ma anche ciò che vi circonda emana vibrazioni e imparando a coglierle ricevete informazioni non verbali il cui senso va decifrato. Ci si può allenare cominciando a prendere coscienza delle cose che notate, che saranno diverse da persona a persona. Infatti sarete certamente più attratti da ciò che ritenete importante e interessante. Per esempio, se in voi predominano paure e preoccupazioni, sarete in allerta rispetto a ciò che minaccia il vostro benessere, il vostro patrimonio, il vostro lavoro. Se invece avete preso l’impegno di crescere ed evolvervi la vostra attenzione andrà verso ciò che vi consente di raggiungere questo obiettivo, per esempio leggete una frase che vi conduce alla comprensione o alla risoluzione di una questione, o trovate un corso su un argomento che per voi è importante.

Poi potreste portare l’attenzione su cosa sta raccogliendo il vostro corpo durante la giornata in termini di sensazioni o su quali informazioni state basando le vostre scelte: perché avete imboccato una strada piuttosto che un’altra? Perché siete stati scortesi con una persona senza motivo?

Quando il corpo raccoglie informazioni non verbali dall’ambiente sotto forma di vibrazioni, queste si intensificheranno se non le riconoscerete consapevolmente e se non agirete sulla base di esse. Potrà capitare che a volte sarete poco sensitivi, per motivi che possono essere diversi, per esempio perché siete troppo spesso sulla parte sinistra del cervello o perché la vostra attenzione è fuori dal corpo. Ma se l’informazione è importante non smetterà di “premere” finché il messaggio non vi sia giunto. Facciamo un esempio per capirci. Vi sentite tesi sul lavoro e arrivati a casa siete di malumore. Potreste aver ignorato i segnali di preavviso che vi stavano dicendo che il sovraccarico di lavoro non vi faceva bene o che rimanere troppo a lungo in ambienti chiusi ed esposti alla luce artificiale è nocivo per la salute.  Dato che non avete raccolto subito il messaggio e non avete fatto nulla per alleviare i principi di sofferenza del vostro corpo, la pressione è andata aumentando esplodendo in un forte mal di testa o in un bruciore di stomaco. Se non date la dovuta attenzione ai primi flebili segnali di contrazione, l’informazione si fa più insistente e la sofferenza si fa sentire sempre più forte, affinché non possiate ignorarla. Così ciò che dapprima era solo tensione, si trasforma in dolore acuto, poi in dolore cronico, poi in malattia e poi in paralisi. La vostra anima vi vuole troppo bene per non mandarvi i segnali che vi occorrono, ma dovete stare in ascolto, usare la sensitività consapevole, che può risparmiarvi una gran quantità di dolore e preoccupazione.

La sensitività è stimolata dalla fiducia e dalle convalide. Per cui migliorerete le vostre doti di sensitività consapevole se deciderete di fidarvi delle sottili informazioni che arrivano per mezzo delle vibrazioni, di notare gli indizi che indicano che c’è un messaggio che aspetta di essere comunicato, di decifrare messaggi non verbali, di usare le informazioni per diventare persone migliori. Il tutto è rafforzato se userete un sistema di convalida, per raccogliere conferme. Ricordate sempre di ringraziare ad altra voce il vostro corpo quando vi dà un messaggio mediante la sensitività, anche con delle carezze, perché adora gli stimoli sensoriali.

E ora esercitatevi, sta a voi usare le vostre risorse. Siete altamente sensibili alla verità e alla falsità, alla sicurezza e al pericolo. Il vostro corpo reagisce con un si e con un no, vale a dire con sensazioni di espansione o di contrazione, di movimento o di blocco. Quando una scelta o un’azione sono sicure e adatte a voi, sentite l’energia espandersi. Potreste avvertire l’energia crescere, potreste diventare attivi, infervorarvi per un’idea, colmarvi di entusiasmo e di euforia. Questi sono i segnali “si” e si possono avvertire in diversi punti del corpo. C’è chi prova calore, chi sente l’energia in pancia, chi sente il sangue che affluisce in viso o si può sentire l’energia salire dalla colonna vertebrale provocando brividi e pelle d’oca. Quando invece una scelta o un’azione sono poco sicure, inadatte a voi, false, avvertite un segnale “no”. Potreste sentire ansia, l’energia che cala, si oscura. Potreste sentire freddo o sentire un tuffo alla bocca dello stomaco, una sensazione di peso, di repulsione, di blocco. Potreste impallidire, sentire dolore, mal di stomaco, nausea, dolore al collo, tensione al petto, mal di testa.

Quindi buon allenamento e buon ascolto.

(cit. P. Peirce)

domenica 5 aprile 2020

Strategia AntiVirus: restare connessi

continuare a..: ASCOLTARE SE STESSI. LE EMOZIONI. (seconda parte)
“Se il tuo cuore è rotto, fai arte con i pezzi”
Shane Koiczan

Inizio questo articolo con l’aforisma di Koiczan perché la situazione di emergenza epidemica da Covid 19 mi ha riportato con la mente al “kintsugi” l’arte giapponese di abbracciare la bellezza delle cicatrici. Di cosa si tratta? È una forma d’arte in cui un vaso rotto viene riparato con una resina cosparsa di polvere d’oro. In questo modo il vaso diventa più bello e più prezioso rispetto all’originale, trasformandosi in un’opera d’arte. 
Vediamo di capire dove voglio arrivare.
L’emergenza epidemiologica non è tale solo a livello sanitario, ma anche a livello psicologico. Infatti rappresenta una sfida del tutto nuova per molti, che rischia di intaccare l’equilibrio interiore, specie se già labile. In molti casi l’emergenza sanitaria sta agendo come evento scatenante di problematiche legate all’ansia, alla paura, allo stress.
La paura, spesso, non riguarda solo la possibilità del contagio, ma anche quello che accadrà in futuro. Infatti nulla sarà più come prima. Le cicatrici e le ferite emotive che potrebbe lasciare in ognuno di noi questa emergenza rischiano di diventare indelebili e motivo di preoccupazione. Molti, inoltre, devono fare i conti anche con la paura della solitudine.
Come possiamo difenderci? Come trasformare una sfida in una risorsa, il vaso rotto in opera d’arte? Questi giorni possono essere un dramma o una grande opportunità.
Una cosa fondamentale è considerare che tutto ciò che ci manca adesso (fare una passaggiata, abbracciare chi amiamo, stringere la mano a persone care, fare attività all’aperto) è gratis, l’abbiamo sempre avuto ed è sempre stato ovvio, perché è stato sempre lì, disponibile e gratuito.  Molti credono che siano fortunati quelli che oggi hanno un giardino. Ma tutti avevamo un giardino, un parco in cui andare, la spiaggia, una pineta. Bastava uscire di casa e andarci. Ma non ci andavamo mai e non consideravamo una priorità della nostra vita andarci. Essersi risvegliati rispetto a questa consapevolezza è un grande vantaggio. Ricorda: tutto ciò che avevamo e ci manca adesso era gratis.. Davamo tutto per scontato. L’importante ora è capire che le cose importanti nella vita non sono quelle che spesso la televisione, i media, la cultura propongono come tali: vestiti firmati, l’auto performante, i beni di lusso, l’orologio di marca. Le cose importanti sono quelle che hanno a che fare con noi, con la nostra parte intima, profonda, con le nostre relazioni sociali. Per questo il suggerimento è di fare un elenco adesso, scrivi cosa ti manca davvero oggi e il motivo per cui ti manca. Così quando torneremo liberi di fare ciò che vogliamo, invece di ricominciare a fare quello che facevamo prima, cioè tornare nella “ruota del criceto” , e girare vorticosamente, potremo andare a fare le cose che davvero ci mancano ora, ma con una nuova consapevolezza. Visto che non possiamo viaggiare, facciamo un viaggio interiore dentro di noi, proviamo a rivedere ognuno la propria vita, tornare a quei momenti in cui avremmo potuto manifestare un gesto di gentilezza, amore, accoglienza verso altre persone, e non l’abbiamo fatto. Questo non serve a generare sensi di colpa, ma ad imparare o ricordarci cosa fare. O può servire a prendere il coraggio di telefonare, chiedere scusa. E vedrai che anche l’altra persona farà altrettanto, e questo diventerà un momento importante nella tua vita, e potrai insegnarlo ai tuoi figli, che erediteranno il mondo che gli lascerai. E così gli consegnerai un mondo migliore. Alla fine, quando questo “tempo sospeso” finirà, non sarai più la stessa persona che ha iniziato questa quarantena. Per questo è importante “connettersi” sia a se stessi che agli altri. Connettersi con se stessi per trovare le risposte e le soluzioni dentro di sé. Connettersi con gli altri che sono importanti per noi.
Vediamo, per iniziare, 7 suggerimenti per affrontare questo momento di emergenza:
1.   Evita la ricerca compulsiva di informazioni
2.   Proteggi la tua salute e quella degli altri
3.   Accogli le tue emozioni, anche quelle spiacevoli
4.   Fai amicizia con le tue paure
5.   Pensa che questa situazione non sarà per sempre
6.   Resta in casa ma evita di isolarti troppo
7.   Coltiva abitudini potenzianti per dare valore al tuo tempo

1.   Ricerca di informazioni - Questo periodo è caratterizzato dalla circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi per la difficoltà di individuare fonti affidabili. C’è un proliferare di “fake news” che confondono e stremano. Per questo cerca di limitare l’ascolto dei notiziari. Evita di lasciare la tv accesa per ore durante il giorno, soprattutto durante i pasti, al mattino appena ti svegli o prima di andare a dormire perché in quel momento sei più vulnerabile. Rischieresti di ritrovarti a rimuginare su pensieri negativi e alimentare stati di ansia e paura legati al virus. Evita di cercare su google ogni volta che senti parlare di un sintomo strano, o di argomenti legati al virus.  Questo è il modo migliore per alimentare il panico.  Seleziona le fonti con riferimenti scientifici e dedica all’informazione un tempo limitato in orari da te stabiliti. Ad esempio solo 30 minuti al giorno o 10 minuti 2 volte al giorno solo per aggiornamenti importanti.
2.   Proteggi la tua salute e quella degli altri-Nel dubbio tra sovrastimare o trascurare il pericolo scegli la seconda opzione così da seguire tutte le precauzioni necessarie per proteggere la tua salute e quella degli altri. Mi riferisco, ad esempio, alla distanza di sicurezza, al lavaggio delle mani, all’uso di guanti e mascherine quando opportuno, alle misure igieniche in casa.
3.   Accogli le tue emozioni, anche quelle spiacevoli - Coltiva la consapevolezza che i momenti più di crisi contengono delle opportunità di crescita interiore. Evita di scacciare l’ansia, la tristezza, l’angoscia, l’inquietudine. Queste emozioni spiacevoli, sono naturali in questo momento di difficoltà. Soprattutto se tendi a preoccuparti per la tua salute e per le persone a te care.  Se contrasti le tue emozioni le renderai più forti. Se le accogli saranno loro a rendere più forte te. Quando senti emergere un’emozione fermati e ascolta cosa accade dentro e attorno te. Le emozioni sono portatrici di un messaggio. Eil tuo corpo che parla.
4.   Fai amicizia con le tue paure –La paura è un’emozione vitale, necessaria per la nostra sopravvivenza. Quando arriva questa emozione chiediti quale pensiero o fantasia la sta scatenando. Verifica se il rischio che immagini è reale oppure se stai esasperando troppo i potenziali pericoli. Se il rischio è reale o probabile, domandati cosa potresti fare per evitare che si realizzi la tua peggiore paura.
5.   Pensa che questa situazione non sarà per sempre – Ti aiuterà a percepire meno il peso dei sacrifici che tutti siamo chiamati a compiere. Pensa al lungo termine, a quando tornerai all’aria aperta, a incontrare i tuoi amici, ai progetti a cui vorrai dedicarti, a viaggiare.
6.   Resta in casa ma evita di isolarti troppo- Evita di chiuderti ma cerca di coltivare le tue relazioniAnche se lontani possiamo restare connessi. Ricopri di attenzioni e telefonate amorevoli le persone che si trovano isolate in questo momento, come le persone più anziane e più fragili. Valorizza la vicinanza delle persone che fanno parte della tua famiglia trascorrendo del tempo di qualità con loro e condividendo le vostre emozioni. Cercate di sostenervi a vicenda anche se siete lontani. Organizzate insieme le cose che farete quando lemergenza sarà finita. Le relazioni sane sono un toccasana per l’anima e per il sistema immunitario: lo dice anche la scienza. Ma se non sei in compagnia non trascurare i benefici inaspettati della solitudine. A molti fa paura, per alcuni invece la solitudine è una necessità. Stare soli non deve tradursi in sentirsi soli.  Ci si può sentire soli anche in mezzo ad una folla, per via della distanza psicologica.  Solo nella solitudine possiamo ascoltarci veramente, trovare fonte di ispirazione, nuove idee, scoprire i nostri talenti, la nostra strada, sentire il cuore e sviluppare l’intuito.  Approfittiamo di questo periodo per dedicare del tempo all’ascolto di sé, fare il silenzio mentale e ricevere messaggi dal nostro corpo, che ascoltiamo sempre troppo poco.
7.   Coltiva abitudini potenzianti per dare valore al tuo tempo Curare l’alimentazione e mantenere orari regolari in una situazione di emergenza o di stress può risultare difficile. Il rischio è anche di soffrire di attacchi di fame nervosa.  Trova il tuo ritmo, pianifica le tue giornate in modo consapevole. Fai in modo che il cibo sia tuo alleato e non tuo nemico. Ripartire da abitudini potenzianti, che ti danno potere, che ti fanno stare bene, ti darà molto più equilibrio emotivo, oltre a proteggere il tuo sistema immunitario. Dedicati ad attività piacevoli e creative, leggi, medita, allenati anche se sei in casa. Occupati di te e del tuo benessere emotivo. Pensa ad un progetto importante che trascuravi da tempo o approfitta per riprogrammare nuovi obiettivi per il futuro, su cui puoi iniziare a incanalare le tue energie già da oggi.
Ci sono tantissime meravigliose risorse dentro di te. Questo “tempo sospeso” può aiutarti a farle emergere. Per questo occorre che tu sia “connesso con te stesso”, che porti la tua attenzione dentro di te, nel silenzio dai pensieri, in cui puoi ascoltare il cuore, il tuo sé profondo. Prova a parlare al tuo cuore, e chiedigli di imparare ad ascoltarlo, perché lui già ti invia messaggi, ma ancora non hai imparato a sentirli. E buona vita.
Il tempo non va misurato in ore e minuti, ma in trasformazioni.
(Fabrizio Caramagna)


Cit. S. Lorusso; R. Dondoli

domenica 24 novembre 2019

Ridere per vivere



Ridere è il bisogno dell’anima”
P.Neruda


Giorni fa mi sono imbattuta in alcune letture molto interessanti a proposito dei condizionamenti a cui siamo sottoposti da parte del sistema sociale e culturale in cui viviamo, e degli effetti sorprendenti che tali condizionamenti hanno su di noi. Perché parlarne? Perchè la consapevolezza è il primo passo per la libertà da queste influenze depontenzianti. Le definisco così perchè siamo esseri ricchi di risorse e capacità, spesso ci sottovalutiamo o veniamo indotti a farlo, mentre siamo potenzialmente inarrestabili.  I condizionamenti di cui sopra hanno lo scopo di farci credere che siamo privi di potere, privi di risorse, vittime del fato avverso e bisognosi di aiuto, quindi ci de-potenziano, mirano a oscurare la luce infinita che è in noi.
Quello che ci viene proposto fin dalla nascita è il cosiddetto Pa.Va.Di.La. A cui proponiamo di contrapporre il Pa.De.Gio., termini coniati da Sonia Fioravanti (psicoterapeuta) e  Leonardo Spina (attore, sceneggiatore, pioniere della gelotologia), autori del libro “Dall’Homo Sapiens all’Homo Ridens”. Il Pa.Va.Di.La è il paradigma della valle di lacrime. Cosa significa? La nostra società ci educa alla parte negativa della realtà, ai sensi di colpa, a credere che la vita sia sofferenza, sacrificio, dolore. Pensiamo al libro dei libri, la Bibbia e citiamone un passo, la maledizione con cui Adamo ed Eva sono cacciati dall’Eden:“Maledetto il suolo a causa tua, con dolore ne trarrai il cibo. Spine e cardi produrrà per te. Col sudore del tuo volto mangerai il pane”. Innanzitutto notiamo le parole che, come vedremo, sono estremamente importanti. Addirittura Dio maledice Adamo.  Questo dunque il viatico della razza umana. Sociologicamente che effetti può avere? Non ci si può che aspettare che la vita sia sofferenza e che anche il lavoro lo sia. Si tratta dunque di un’impronta forte e condizionante. Ma esiste un’alternativa, la chiave di un’altra possibile società.  Nel libro di Georges Minois “Storia del riso e della derisione” leggiamo quanto segue:
“Dal riso di Dio nacquero i sette dèi che governarono il mondo […] Non appena Egli scoppiò a ridere apparve la luce […]. Scoppiò a ridere per la seconda volta e fu acqua dappertutto […] Alla sesta risata creò il tempo. Poi, prima di scoppiare a ridere per la settima volta, Dio inspirò profondamente, ma aveva riso talmente tanto da piangere e dalla sue lacrime nacque l’anima degli uomini”.
Così narra l’autore anonimo di un papiro alchimistico che risale al III secolo, il Papiro di Leida contenente la “Genesi degli gnostici” e conservato nella città olandese di Leida.
In questa versione della creazione l’Universo è nato da un’enorme risata, un big bang comico e cosmico.  Se questo ce l’avessero insegnato al catechismo la nostra società non sarebbe stata decisamente diversa? Invece del Pa.Va.Di.La (paradigma valle di lacrime) avremmo il Pa.De.Gio, il paradigma della gioia. Adesso cerchiamo di capire a cosa è funzionale questo Pa.Va.Di.La., gli obiettivi nascosti, più facili da capire se prendiamo in considerazione l’ambito della salute pubblica, laddove l’obiettivo non è avere persone sane, ma ricondurre i sani a delle categorie da curare. Che vuol dire? Per capirlo consideriamo quella branca della medicina che si chiama psicosomatica, il cui assunto fondamentale è che la psiche (pensieri, emozioni, sentimenti, credenze) ha effetto sul soma, cioè il corpo. E’ risaputo in psicosomatica, che un ruolo centrale è svolto dalla consapevolezza. Vale a dire che, dato un certo malessere (per es. colite, mal di testa cronico o qualunque somatizzazione), la consapevolezza del problema scatenante, del malessere psichico che lo ha provocato aiuta a sciogliere la somatizzazione, in quanto consente di creare un nuovo equilibrio tra l’interno (sé) e l’esterno (l’ambiente, costituito anche dagli altri). Anche la psicobiologia dimostra che i nostri pensieri, emozioni, credenze diventano realtà fisica del corpo. Per questo è fondamentale non cadere vittima della paura, emozione deleteria soprattutto in condizioni di malattia. Cosa contribuisce a instillare paura? Possono farlo anche le parole. Infatti le parole non sono neutrali, ma portano con sé un pacchetto cognitivo-emozionale. Nel Pa.Va.Di.La vengono usate per creare veri e propri condizionamenti ipnotici. Pensiamo alla parola “malattia”, in cui è insita la radice male. Oppure la parola “tumore” che in francese significa “tu muori”. Credete davvero che parole simili non abbiano, a livello inconscio e quindi inconsapevole, un effetto cognitivo/emotivo su di noi? Sono parole che rappresentano ciò che il Paradigma della valle di lacrime tenta di fare, cioè instillare paura.  Alcuni medici, invece, cominciano ad aprire una breccia verso il Paradigma della gioia, e iniziano a parlare di “benattia” invece che malattia, perché essa è da considerarsi non una piaga, ma un’occasione per capire come funziona il nostro corpo, un’occasione di consapevolezza. Guardiamo al corpo come ad un maestro che fornisce degli insegnamenti, e ha in sé tutti gli strumenti di auto guarigione. Il malessere sopraggiunge quando qualcosa blocca i naturali meccanismi innati di auto guarigione, e allora la via è comprendere la vera causa profonda e sciogliere i blocchi paralizzanti, porsi domande sul perché sia comparso quel dato problema e costruire un progetto personalizzato di auto guarigione, sistemi che auto potenziano le nostre capacità di rimetterci in forma. Per questo è corretto dire che noi non moriamo di malattia, ma di false credenze e false convinzioni.  Qualcuno si starà certamente chiedendo che ruolo abbiano in tutto questo i farmaci. Quanto detto sinora non significa negare l’utilità dei farmaci, dato che ci sono situazioni gravi in cui è necessario assumerli. Bisogna tuttavia considerarli una stampella, un rimedio d’urgenza che non rintraccia la vera causa e che configura un intervento senza un progetto personalizzato. Facciamo un esempio per capire. Paolo, Francesco e Luca hanno la gastrite. L’attuale sistema sanitario li tratterà tutti con lo stesso farmaco, e quindi non terrà conto della “storia unica” che ciascuno di loro rappresenta, non accrescerà la conoscenza dei loro meccanismi di funzionamento. Per cui probabilmente il problema si ripresenterà. Infatti per Paolo la causa può essere una cattiva alimentazione, per Francesco i problemi sul lavoro e per Luca un conflitto in famiglia.
Forniamo ora qualche dato per dare supporto scientifico a quello che stiamo dicendo. Avete mai sentito parlare di PNEI? Significa psiconeuroendocrinoimmunologia, parola lunghissima che in sintesi collega lo psichico (pensieri, emozioni, convinzioni ecc.) al sistema immunitario, riconoscendo, quindi, a qualcosa di astratto di avere un effetto sulle nostre difese immunitarie. Se vi fermate un attimo a riflettere capite la portata di questo concetto straordinario. Quindi quando sentiamo dire che “i nostri pensieri e le nostre parole creano la nostra realtà”, non sono facili e banali psicologismi, in quanto la PNEI offre il fondamento scientifico di questa affermazione.
Tutto ciò si traduce in qualcosa di meraviglioso nella nostra vita: tutte le volte che facciamo qualcosa che ci fa stare bene, ci dà gioia, siamo innamorati o creiamo, si attiva il Timo (ghiandola che si trova dietro lo sterno) che produce endorfine (oppioidi endogeni) che hanno proprietà
  • ·         Analgesiche (riducono il dolore)
  • ·         Euforizzanti (stato di benessere)
  • ·         Immunostimolanti (attivano il sistema immunitario)

La conclusione è che la gioia è il garante della nostra salute. Al contrario la paura stimola la produzione di adrenalina che è un immunosoppressore, quindi ostacola i meccanismi innati di autoregolazione e guarigione.
Torniamo ora al concetto espresso poc’anzi e cioè che l’obiettivo del Sistema sociale e culturale in cui viviamo non è avere persone sane, ma ricondurre i sani a delle categorie di soggetti da curare, cioè è una fabbrica che produce malati. Viviamo in un periodo storico in cui c’è un forte attacco alla vita. Facciamo un esempio per capire: il DSM è un manuale diagnostico usato in psichiatria. Nel primo DSM le categorie diagnostiche erano circa 60. Nelle versioni successive, per esempio il DSM 5 le categorie sono almeno 300. Ebbene ogni categoria diagnostica nuova consente la produzione di un nuovo psicofarmaco. E uno degli autori del DSM 4 si autodenunciò dicendo di aver commesso crimini contro l’umanità perché il manuale era fonte di numerose categorie diagnostiche inventate. Tale accadimento tuttavia è poco noto poiché è stato insabbiato. Come mai? Anche la dott.ssa Sonia Fioravanti racconta di aver preso parte alle contestazioni.
A ciò si deve aggiungere che molta della letteratura sui mille diversi modi di guarire viene occultata, così come la conoscenza sui programmi riparatori innati di cui siamo dotati, riducendo, di fatto, le nostre possibilità di scelta quando abbiamo bisogno di cure. A tal proposito citiamo “Guarigioni straordinarie” di Marc Ian Barasch e “Noi siamo guariti” di Sergio Signori, che trattano  i numerosi casi di guarigioni dal cancro attraverso il ricorso a metodi alternativi e naturali. C’è chi guarisce andando a Lourdes, chi ricorrendo alla naturopatia e mille altri modi documentati.
Abbiamo detto, inoltre, che il Sistema si alimenta utilizzando un condizionamento ipnotico, che è mediato anche attraverso le parole e che è volto a instillare paura, poiché è grazie alla paura che si ha l’effetto della paralisi del pensiero critico, che impedisce la libertà di scelta. Il pensiero va, per esempio, a tutte quelle pubblicità che, facendo leva sulla paura di cataclismi, danni, tragedie, imprevisti, propongono la loro soluzione assicurando qualunque cosa (l’auto, la casa, gli elettrodomestici, una rendita per la vecchiaia ecc.). Una volta alla telefonata con cui un operatore mi proponeva di estendere la garanzia per gli elettredomestici che avevo acquistato due anni prima “perché si sa, capita che si rompono proprio nel momento meno opportuno” rispondo che non mi interessava in quanto….. profondamente ottimista!  Quando invece parliamo di paura intensa possiamo constatare anche nel nostro quotidiano che nel panico fatichiamo a ragionare con lucidità.  Quando abbiamo paura si paralizza il cognitivo, e ciò va di pari passo con l’insicurezza e il bisogno di protezione. Quindi se tutte le informazioni di cui potrei disporre sulle modalità alternative di guarigione vengono occultate e vengo inoltre, col condizionamento ipnotico,  indotto ad avere paura, la conseguenza è che le mie scelte vengono dirottate verso ciò che il Sistema propone. Ma sarà per il mio bene o a vantaggio delle aziende farmaceutiche e di tutta la “fabbrica sanitaria” che è ad oggi il principale motore dell’economia mondiale?
Quali possibili soluzioni? Innanzitutto spostarsi sul paradigma della gioia. In secondo luogo, sapete che ognuno di noi ha già dalla nascita un formidabile strumento per scardinare il condizionamento ipnotico? È ridere, perché ridere è un’azione che libera e quindi consente di scegliere. Esiste una vasta letteratura sull’argomento. Già negli anni 80 una dottoressa americana Goodheart diceva agli italiani che medici, psicologi e psichiatri americani consigliavano vivamente ai pazienti di vedere film comici e teatro di commedia perché fa bene alla salute. Ricordate il film Patch Adams (1998) con Robin Williams? È ispirato alla storia della vita del Dr. Hunter Patch Adams e sul libro “Salute! Curare la sofferenza con l’allegria e con l’amore”. Il concetto di base non è curare col sorriso, ma cercare di far capire alla medicina che le emozioni sono importantissime per il funzionamento dell’organismo. Per questo motivo gli ospedali con i colori cupi e la generale trascuratezza che li rende simili a carceri, invece di favorire la guarigione, rema contro di essa. Ci sono, a questo proposito, ricerche che studiano il potere terapeutico del bosco e mostrano che dopo due ore di permanenza i “natural killer” (componenti del Sistema immunitario) sono raddoppiati, e dopo due giorni il sistema immunitario è letteralmente rinnovato.
E questo è solo un assaggio di quel sapere eretico che molti abbracciano con straordinari risultati. Sarà forse il sapere ufficiale del futuro?


 

giovedì 7 novembre 2019

La scienza dice si al Sahaja Yoga

Risultati immagini per sahaja yoga
Dopo tanto scetticismo la ricerca scientifica dichiara finalmente che l’uso delle tecniche orientali di meditazione può prevenire e curare molte malattie. I suoi vantaggi non sono più in discussione: migliora l’attenzione, le abilità cognitive e la memoria, riduce l’ansia e i sintomi depressivi, e non solo. Fino agli Anni ’50 la meditazione è stata prerogativa di eremiti, monaci o i cosiddetti guru, cioè appannaggio di pochi eletti, in quanto pratica complicata e di natura prettamente spirituale. Poi diventò pratica dei figli dei fiori, seguiti negli anni successivi da calciatori e attori: meditano Roberto Baggio e Richard Gere. In tempi più recenti è stata la volta degli amministratori delegati di grandi multinazionali: Rao Dalio (Bridgewater associates) e Marc Benioff (Oracle e Salesforce.com). E oggi si è dato alla meditazione persino Dmitry A. Medvedev, primo ministro della Federazione Russa.
Da qualche anno però la meditazione non si occupa più solo di “benessere psicologico” ed è entrata negli ospedali con molte applicazioni: dal controllo del dolore all’immunologia, dalla cura dell’ipertensione al rallentamento dell’invecchiamento cerebrale.
Nella frenetica vita contemporanea la meditazione di tradizione orientale è pratica difficile. Non dobbiamo, infatti, cadere nell’errore di credere che praticare lo yoga significhi fare esercizio fisico simile allo stretching. Ed è per questo che nel 1970 Shri Mataji Nirmala Devi ha fondato Sahaja Yoga (dal sanscrito sahaja “innato,spontaneo” e yoga “unione”). Il nome anticipa la caratteristica peculiare di questo metodo unico di meditazione che è spontanea in quanto facile, legata a capacità innate.  Per capire che non si tratta di quella che taluni definiscono una “pratica spirituale” senza fondamento scientifico, occorre dare alcune informazioni. Infatti secondo il Sahaja Yoga esiste un “sistema sottile energetico” costituito da:
  • 3 canali energetici
  • 7 chakra
  • Energia kundalini
1) All’interno dell’essere umano vi sono canali di energia che determinato il nostro equilibrio. I tre canali principali del nostro corpo sottile sono detti canali di destra, di sinistra e canale centrale. In sanscrito essi vengono chiamati Nadi, quello di sinistra è detto Ida nadi, quello di destra Pingala Nadi e insieme corrispondono rispettivamente al sistema nervoso simpatico di sinistra (ida) e destra (pingala) mentre quello centrale, denominato Sushmuna Nadi, alimenta il sistema nervoso parasimpatico, autonomo.
Il canale sinistro, che occupa il lato sinistro del corpo ed il lato destro della testa, è l’Ida nadi. Corrisponde al Subconscio e fornisce l’energia alla parte emotiva della psiche. È il lato lunare e femminile dell’essere umano, nel quale si manifestano istinti ed intuizioni. È lo Yin del Tao cinese, è il canale nel quale circola l’energia Tamas, caratterizzata dalle qualità delle emozioni, della gioia del desiderio, e dell’attitudine a pensare al passato. Una persona che ha uno sbilanciamento verso questo canale tende ad essere eccessivamente emotiva, troppo sentimentale, facilmente influenzabile. I pensieri sono rivolti verso il passato e può cadere facilmente nella depressione e nella pigrizia ed essere vittima di condizionamenti.
Il canale destro, che occupa il lato destro del corpo e il lato sinistro della testa, è Pingala Nadi corrisponde al Sopraconscio e fornisce energia alle attività della coscienza. Fornisce l’energia dell’azione che consente di realizzare i desideri. È il lato solare, maschile dell’essere umano attraverso il quale possiamo pensare, creare, pianificare ed agire. È lo Yang del Tao e in esso circola l’energia Rajas. Ha la qualità della razionalità,dell’attenzione, dello sguardo verso il futuro, dell’azione. Una persona che ha uno sbilanciamento verso questo canale tende ad essere eccessivamente attiva e razionale, con una forte identificazione con le proprie capacità ed esigenze. Tende ad essere dominante ed aggressiva, con i pensieri prevalentemente rivolti verso il futuro, con consequenziale tendenza a vivere nell’ansia. Non riesce a fermarsi o a dormire bene e spesso soffre di stress e problemi cardiaci.
Il canale centrale situato nella spina dorsale, collega l’osso sacro all’osso della fontanella è La Sushmuna Nadi e corrisponde all’Inconscio. Fornisce l’energia al sistema nervoso parasimpatico che gestisce tutte le funzioni autonome del nostro organismo, di cui normalmente non siamo consci e su cui non possiamo intervenire con la volontà: per esempio, il battito cardiaco. È il canale dell’equilibrio perfetto, la cosidetta “via del mezzo” ed in essa circola l’energia sattwa che altro non è che l’unione delle energie ida e pingala equilibrate. La qualità che attiene alla via del centro è il saper stare nel presente, ci dona equilibrio, ci permette l’evoluzione, il miglioramento attraverso l’uso proprio delle nostre energie sottili riportandole in uno stato di equilibrio naturale.
2) I Chakra sono centri di energia animati da un moto rotatorio in senso orario, e il fluire libero dell’energia vitale in questi centri determina il nostro benessere a livello fisico, mentale, emozionale e spirituale. Esistono sette chakra principali posti lungo l’asse della colonna vertebrale e corrispondono ai plessi nervosi e sono responsabili del buon funzionamento dei nostri organi. A livello sottile i 7 chakra sono ciascuno all’origine di specifiche qualità. Ad esempio la capacità di perdonare è collegata al sesto chakra. Essi vengono attivati e riequilibrati dal passaggio della Kundalini allorché venga risvegliata e mantenuta desta con la meditazione.
1° CHAKRA, MOOLADHARA CHAKRA (plesso pelvico)
2° CHAKRA, SWADISTHANA CHAKRA (plesso aortico)
3° CHAKRA, NABHI CHAKRA (plesso solare)
4° CHAKRA, ANAHATA CHAKRA (plesso cardio-polmonare)
5° CHAKRA, VISHUDDI CHAKRA (plesso cervicale)
6° CHAKRA, AGNYA CHAKRA (chiasma ottico)
7° CHAKRA, SAHASRARA CHAKRA (sistema limbico)
3) la Kundalini è l’energia sacra che è presente in ognuno di noi in stato dormiente, avvolta in tre spire e mezzo nell’osso triangolare alla base della colonna vertebrale, chiamato sacro. Se sollecitata, attraverso gli esercizi di meditazione, essa sale spontaneamente attraversa l’area anteriore della fontanella, sulla sommità del capo, in corrispondenza del settimo chakra.
La grande rivoluzione del Sahaja Yoga è che anche persone che non possiedono basi culturali yogiche possono apprenderlo con successo. Il programma è efficace e può essere insegnato facilmente. Dona rapidi risultati spesso in soli pochi mesi di pratica. Si diventa consapevoli di sé stessi e come ulteriore conseguenza si ottiene un benessere spirituale, mentale, emotivo, fisico e anche sociale. Per esperienza diretta posso dire di aver assistito a importanti risultati ottenuti da persone che praticando sahaja yoga hanno smesso di assumere farmaci per dormire, sono riuscite finalmente a smettere di fumare o hanno visto risolversi problematiche nei rapporti sociali sul luogo di lavoro, apparentemente senza aver fatto nulla.
Molti sono gli studi effettuati per verificare i benefici delle pratiche meditative, con risultati molto disparati a causa della difficoltà di giungere ad una definizione chiara e univoca di meditazione. La recente scoperta del “silenzio mentalecome definizione scientifica di meditazione, riconosciuta da tutti gli studiosi del settore, ha consentito di essere la base dalla quale far partire le nuove indagini atte a definirne gli effetti specifici.
Ma per quale motivo la meditazione fa più che bene? Su che meccanismi si basa? Occorre una premessa: sostanzialmente, noi non siamo i nostri pensieri e neanche la mente che li genera ma, in realtà, qualcosa di molto più profondo che si può scoprire interamente nello stato di silenzio mentale. Esso diventa, dunque, una finestra attraverso la quale possiamo acquisire una chiara comprensione di noi stessi e del nostro mondo.
Proprio la cultura orientale, in particolare quella indiana, ha riconosciuto l’importanza del silenzio mentale ed ha sistematicamente esplorato le vie per coltivarlo, acquisendo come risultato un metodo di meditazione/yoga. Un modo per capire la relazione che c’è tra pensare, non pensare e meditare è quello di immaginare com’è fatto un elettroencefalogramma. In esso si vedono delle onde che si susseguono in maniera seriale. Immaginiamo che siano i nostri pensieri; spesso queste onde sono così vicine che non percepiamo uno spazio tra di esse, l’impressione che ne riceviamo, invece, è che si susseguano all’infinito. La velocità con cui queste onde di pensieri si manifestano dipende dallo stato mentale ed emotivo del momento vissuto.
Durante il nostro usuale livello di attività mentale tale attività viene definita “brusio mentale costante di sottofondo”, che accompagna qualsiasi cosa facciamo; Questo genere di onde mentali rappresentano la velocità minima del nostro monologo che gli psicologici chiamano “dialogo interno” ed è stimato avere una dinamica che va dai 300 ai 1000 pensieri al minuto come risposta alle percezioni e agli eventi attorno a noi. Quando siamo occupati a fare diverse cose insieme, la mente aumenta la sua attività e produce molti più pensieri. In questo affollamento vi sono pensieri costruttivi che ci sono d’aiuto nello svolgimento dei compiti giornalieri da assolvere, ed altri che invece che sono superflui, fuorvianti e ci distraggono invece da essi. Quando ci sentiamo molto stressati o infelici la maggior parte di noi troverà che il numero e la velocità di queste onde di pensieri aumentano drammaticamente. Queste ruminazioni non soltanto ci tengono svegli durante la notte o ci distraggono da compiti importanti, ma possono colorare la nostra intera percezione con una distorta, spesso pessimistica, visione di ogni aspetto della nostra vita, diventando uno “stile di pensiero”.
Viceversa, quando iniziamo a rilassarci il flusso della corrente dei nostri pensieri rallenta. Questo può accadere praticando un esercizio di rilassamento, distraendo noi stessi con della musica o del cibo o anche quando siamo in vacanza. L’azione fisica del rilassamento riduce le stimolazioni elettriche e chimiche del cervello, permettendo così ai pensieri di rallentare il loro ritmo. Quando le onde di pensieri rallentano noi ci sentiamo più rilassati, il che ci provoca una sensazione di benessere. Infatti, è stato dimostrato che vi è una forte connessione tra il rallentamento delle onde di pensieri e il miglioramento dell’umore. Ed è nel momento in cui la loro velocità rallenta che si è in grado di percepire lo spazio che si crea tra essi, come se capissimo che ogni onda è formata da un pensiero.
La Letteratura classica che descrive la meditazione spiega che lo spazio che si crea tra le onde di pensiero è in effetti il breve momento di completo silenzio. Quando i nostri pensieri sono furibondi a causa dello stress o affollati a causa del pensare a ciò che dobbiamo fare, non è possibile percepire lo spazio tra i pensieri. Ma nel momento in cui la nostra mente si calma, noi possiamo percepire meglio il movimento del pensiero che si forma e poi svanisce, e del successivo che nuovamente si crea e poi svanisce. Nel momento in cui il pensiero si dissolve, prima che si faccia strada quello successivo, noi siamo in grado percepire un piccolo spazio che si crea tra un pensiero e l’altro. Lo scopo della meditazione classica è proprio quello di riuscire ad allargare e far espandere questo spazio cercando di renderlo sempre più ampio. Lo stato meditativo non è, tuttavia, la perdita di attività, abilità o controllo mentale. Questo spazio che sta tra due pensieri è, in realtà, il luogo dove lo stato di silenzio mentale può essere trovato; è in questo intervallo che lo stato di silenzio viene coltivato per potersi ampliare e sviluppare permettendoci l’esperienza della meditazione.
Quindi il primo obiettivo a cui giungere, nella meditazione, è quello di ridurre la frequenza dei pensieri. Questo ci permette di essere in grado di identificare lo spazio che si crea tra di essi. L’aver accomunato impropriamente questa fase della meditazione al rilassamento è probabilmente il motivo per cui i ricercatori occidentali hanno supposto falsamente che i due fenomeni siano corrispondenti. Dopo aver calmato il flusso dei pensieri infatti lo scopo di chi pratica la meditazione è quello di espandere lo spazio tra i pensieri fino ad allargarlo più dei pensieri stessi..
Esercitandosi nella pratica della meditazione si può sperimentare che solamente uno o due pensieri vengono ad interporsi tra lunghi spazi di silenzio, e in seguito questi spazi possono divenire talmente ampi da creare una totale assenza di pensieri. Quando i pensieri si calmano e diventano talmente irrisori da scomparire, noi ci abbandoniamo semplicemente al silenzio infinito che si crea tra i pensieri e rimaniamo in questo stato completamente vigili e consapevoli delle nostre facoltà. Per questo quello che si viene a creare è uno stato di consapevolezza senza pensieri. Questo distendersi dell’attività mentale dà avvio all’esperienza della meditazione. Il termine tradizionale in lingua sanskrita è “Nirvichara samadhi” che significa: assenza di pensieri.
Ma qual è il nesso con la salute e il benessere? Generalmente, quando si parla di salute le persone pensano che ciò significhi assenza di malattie. In realtà, buona salute significa assenza di malattie ma anche qualcosa in più: assenza di pensieri. Per gli antichi medici di Ayuverda l’essere umano era concepito come una personalità comprendente aspetti fisici, mentali, sociali e metafisici (spirituali). Essi guardavano alla salute come ad uno stato di equilibrio dinamico degli elementi del corpo. Il trattato Ayuverdico menziona il corpo sottile e definisce il suo ruolo nella costituzione e nello sviluppo di un individuo. Da alcuni anni anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) è arrivata a definire la Salute: benessere fisico, mentale, sociale e spirituale dell’individuo. Questo concetto implica una mente sana, in un corpo sano, all’interno di un contesto sociale sano, requisiti fondamentali per il benessere spirituale di un individuo al fine di conoscere il proprio Sé. In altre parole, la salute è un equilibrio tra l’uomo e il suo ambiente. Questo approccio è più strettamente legato al concetto della qualità e del significato della vita, compreso l’aspetto spirituale. Al giorno d’oggi esiste una crescente consapevolezza che, sebbene la medicina occidentale abbia compiuto notevoli progressi, tuttavia non ha ristabilito totalmente la salute negli esseri umani. Alcune manifestazioni di malessere possono assumere la forma di disturbi psicologici e sociali, che oggigiorno rappresentano i principali problemi di sanità pubblica. Tra questi un ruolo importante lo ricopre lo stress. Nella sua definizione scientifica stress sta ad indicare “situazioni o problemi esistenziali che minacciano il normale funzionamento dell’organismo e disturbano l’ambiente interiore”.
La scienza moderna ha dato prova che si tratta di uno stato tossico della mente. L’organismo, quando non è in grado di fronteggiare gli effetti dello stress, si esaurisce predisponendosi allo sviluppo di patologie. Molti dei malesseri comuni dei nostri tempi , comprese le malattie di cuore, ipertensione, obesità, diabete, depressione e cancro, sono ora certificate dagli esperti come la conseguenza diretta dello stress. Esso oltre ad influenzare queste patologie è addirittura in grado di peggiorarle. Molti esperti sono convinti che in parte le cause sono da imputare allo stile di vita moderno. Molti di noi sono, infatti, chiusi in un circolo vizioso; sottoposti ad una pressione eccessiva di lavoro per pagarsi uno stile di vita sempre più caro ed esigente. Quella che il WHO (World Health Organization) ha denominato “epidemia di stress” è per molti versi l’esempio perfetto di cosa, fuori controllo della mente collettiva, nutre e incoraggia il consumismo e degli effetti che questo fenomeno ha sulle aspirazioni della cultura moderna a cui si rifanno le persone e la società. Il contributo che lo stress crea ai vari problemi che caratterizzano la nostra società, che vanno dalla rabbia alla collera fino a salire al tasso di depressione e suicidi, non tralasciando, poi, l’elevato rischio di problemi psicologici, lo pone come la maggiore delle priorità con cui sono alle prese la maggior parte degli individui, così come anche le Organizzazione e i Governi.
I medici si sono accorti che l’uso di tranquillanti non rappresenta una soluzione permanente e quindi sono arrivati alla conclusione che metodi alternativi devono essere applicati per riportare nell’individuo il giusto grado di benessere. Hanno iniziato quindi a far ricorso a tecniche di rilassamento per ridurre gli effetti dello stress. Dal rilevamento di questi dati è scaturita l’idea che potrebbe essere utile introdurre il metodo sahaja yoga nella routine quotidiana come trattamento alternativo ai farmaci, in quanto esso mette in funzione l’attività del sistema nervoso parasimpatico apportando quindi l’equilibrio che è la chiave del suo successo. Tale ipotesi è stata confermata da un progetto di ricerca effettuato su soggetti malati di ipertensione causata da stress che sono stati trattati con il metodo Sahaja Yoga. È stato condotto uno studio pilotato, con verifiche e controlli, per valutare la portata di Sahaja yoga. Si è concluso che il metodo Sahaja yoga si prende cura dello squilibrio che si verifica nella psiche dei pazienti, la cui causa fondamentale è lo stress psicologico e che esso possiede un potere straordinario che trasforma l’individuo dall’interno. Se, dunque, partiamo dal presupposto che la prima condizione essenziale per una cura completa della persona è quella di trattare un individuo come un insieme unico, allora questo principio è seguito in toto nel metodo di Sahaja yoga, in cui le malattie altro non sono che il riflesso delle condizioni dei canali energetici, e dei sette centri sottili di energia che sono influenzati dinamicamente dal comportamento soggettivo a livello fisico, mentale, emotivo e psicologico. La meditazione Sahaja Yoga che porta alla naturale e spontanea assenza di pensieri è dunque l’alternativa valida alle cure mediche finora proposte, in cui lo stato di “Nirvichara Samadhi” (assenza di pensieri) viene adottato e si contrappone allo “stato di stress” che è uno dei fattori principali che impedisce secondo la definizione dell’Ayurveda e dell’O.M.S. lo stato di salute e di benessere dell’individuo.
Attraverso la pratica di Sahaja Yoga si sviluppa la capacità di controllare e modulare l’attività del sistema nervoso autonomo. Tale capacità si acquisisce perché, imparando a riconoscere le relazioni tra le energie emesse dalle mani, dai piedi e dalla sommità del capo e i nostri punti energetici interiori, cioè i chakra,si sviluppa nell’individuo un senso di percezione vibratorio che ci permette di decodificare lo stato di equilibrio – squilibrio presente in quel momento. In pratica quello che si acquisisce è un linguaggio energetico-vibratorio con il quale impariamo a dialogare con le nostre emozioni e che aiuta a correggere i nostri comportamenti sbagliati che ci causano malessere.
Un lavoro di ricerca sugli effetti della meditazione Sahaja yoga sul cervello, svolto nei dipartimenti di Fisiologia e Medicina del Lady Hardinge Medical College e Associated Smt. S.K. Hospital, a Nuova Delhi (ND pg 140) ha comprovato definitivamente i vantaggi nel controllo dell’attività del Sistema Nervoso Autonomo. In base agli esperimenti effettuati su individui, dopo dodici settimane di pratica di Sahaja yoga, si è potuta notare una variazione nell’ECG, EEG, nella frequenza respiratoria e GSR (Resistenza galvanica cutanea). Tutto ciò prova chiaramente e in maniera decisiva che, con la pratica di Sahaja yoga, già in un lasso di tempo di dodici settimane è possibile raggiungere uno stato di rilassamento fisico e mentale, ristabilendo un equilibrio tra le risposte del simpatico e del parasimpatico. Aiuta l’individuo a sviluppare attitudini positive e la capacità di un percezione corretta. In altre parole, cambia il modo di guardare le cose, si diventa testimoni distaccati e si è in grado di poter affrontare la vita quotidiana senza alterare per questo il proprio benessere. Katia Rubia, ricercatrice del King’s College University di Londra sottolinea che gli effetti soggettivi riscontrati nella pratica meditativa permettono alla persona di cambiare e di giungere ad uno stato di stabilità globale dal punto di vista psicologico ed emozionale ( Rubia K., The Neurobiology of Meditation and its Clinical Effectiveness in Psychiatric Disorders, Biol. Psychol. (2009))
Ulteriori esperimenti hanno supportato l’ipotesi che la meditazione attivi particolarmente l’area limbica: in particolare gli studi di Lou e Kiajer hanno mostrato una aumento di circa il 65% della dopamina endogena rilasciata nell’area limbica, strettamente legata al senso di piacere ed elemento fondamentale nella creazione degli scopi e delle motivazioni. Dunque l’energia Kundalini, raggiunta l’area limbica, oltre a stimolare i centri somatosensitivi, attiva fra l’altro le zone dopaminiche, favorendo il rilascio di questa sostanza e di altre molecole, quali le endorfine e la melanina, deputate a fornire e stabilizzare un senso di maggior benessere. La meditazione, dunque, favorisce il rilascio spontaneo della dopamina, stimolando uno stato di profonda gioia. In questo caso non si registra l’eccitazione tipica dello stimolo artificiale esogeno, ma uno stato di maggior calma e rilassamento.
Questi studi sugli effetti della meditazione con il metodo di Sahaja Yoga, per ora ancora abbastanza pionieristici, mostrano, comunque, che l’esperienza soggettiva del silenzio mentale e di emozioni positive durante la meditazione presentano delle significative correlazioni neurofisiologiche molto precise nell’attivazione e connettività di particolari regioni celebrali. Si potrebbero citare molti altri studi sull’argomento. Per chi vuole approfondire, ecco alcuni suggerimenti di lettura:

http://www.researchingmeditation.org/blog/skin-temperature.html (Cambiamenti della temperatura della pelle associati al silenzio mentale.)