mercoledì 17 marzo 2021

Perdono: un dono che fai a te

 


Perdona gli altri, non perché essi meritano il perdono, ma perché tu meriti la pace. Buddha

La parola perdono deriva dal latino ed è composta dalla particella “per” e “donare”. Ha quindi nel suo cuore già tutta la sua ricchezza, poiché è un dono.  Ma non è, come si potrebbe credere, un dono al perdonato, bensì lo è per chi perdona. Ma partiamo dall’inizio.  Perché dovremmo perdonare?

La perdita di un figlio, un divorzio, dei torti subiti da bambini o dei maltrattamenti o ingiustizie che riceviamo tutti i giorni non fanno altro che aumentare lo stress e i problemi legati al benessere fisico e psichico.  La civiltà odierna ci suggerisce di vendicarci e di prolungare enormemente il dolore, dato che la società ci vuole schiavi, sofferenti e morti di stenti. Invece bisognerebbe perdonare. Perdonare non vuol dire permettere all'altro di fare ciò che vuole o di rifarci male, non vuol dire essere stupidi o succubi o deboli. Vuol dire lasciare andare le emozioni che ci fanno del male. La rabbia se non viene risolta diventa autodistruzione e ci sono evidenze scientifiche secondo cui indebolisce il sistema immunitario.

Le emozioni legate alla rabbia sono tossiche. Il rancore che porti ti sta danneggiando più di quanto tu creda. Un minuto di rabbia indebolisce il sistema immunitario per 4-5 ore. Un minuto di risate rinforza il sistema immunitario per più di 24 ore.  Il cervello è collegato sia con il sistema endocrino (ormonale) che con il sistema immunitario. Anche la mente influenza il corpo attraverso i neurotrasmettitori (acetilcolina, dopamina, serotonina, istamina, adrenalina e noradrenalina), prodotti dal cervello che hanno ricadute sul fisico. I pensieri e le emozioni tra i fattori centrali della salute. I processi psicologici possono influenzare le strutture neuroemotive che regolano funzioni organiche, ed in particolare il sistema immunitario. L’ansia per esempio colpisce lo stomaco, la rabbia il fegato, la paura i reni e i polmoni. Nuove discipline come la neuropsicoendocrinologia e la neuropsicoimmunologia hanno contribuito a migliorare la nostra comprensione dei processi complessi che contribuiscono a produrre uno stato di salute o di malattia. Il nostro cervello quindi, o meglio le sue funzioni mentali, sono in grado di comunicare con le cellule del sistema immunitario. Si può dire che attraverso questi canali di comunicazione si può indebolire la resistenza del nostro organismo agli agenti patogeni (che producono malattia), o viceversa, si trasmettano dei segnali di rinforzo positivo (“Psicologia della salute” Prof. Mario Bertini -Raffello Cortina Editore, 2012).

Facciamo attenzione in particolare alla rabbia repressa e quindi non riconosciuta. Molti di noi, infatti, hanno imparato a non manifestarla ma c’è. Ciò può accadere sia perché non accettiamo di avere emozioni considerate “inopportune”, sia per il giudizio sociale che ne deriva. Per cui è importante dedicarsi del tempo per riconoscere la rabbia dentro di sé e risolverla attraverso il perdono. E qui arriva la meravigliosa notizia: il perdono, infatti, è un potentissimo strumento di guarigione.

Lascia andare il risentimento.  Abbiamo detto all’inizio che il perdono è un dono, ma non per gli altri, bensì  è qualcosa che facciamo per noi stessi.  Ho trovato una splendida definizione di perdono che rende in modo meraviglioso il messaggio che sto cercando di trasmettere:

“perdono è il dono completo, supremo, così sottile che quasi non si dà né si riceve, che completa le azzoppature e le amputazioni del male - abbraccio di pochi istanti che poi ti lascia passare avanti”

Questa splendida definizione lascia intravedere un altro aspetto importante del perdono: esso consente di lasciar andare, guarire e andare avanti.  Al contrario, se coviamo la rabbia, il risentimento, le rimuginazioni  restiamo incastrati nel passato, come se avessimo una palla al piede simile a quella dei condannati.

Occorre perdonare e dimenticare, nel senso di lasciar andare il passato e vivere nel presente, andare avanti e restare nel qui e ora. Non sono i fatti che determinano la nostra vita, ma la reazione a tali eventi. Possiamo scegliere di sentirci vittime o pensare che si tratti di sfortuna o pensare di avere a disposizione un potente strumento qual è il perdono.  E non basta dire o pensare “perdono questa persona”. Gandhi diceva che essere arrabbiato con qualcuno e covare rancore e risentimento è come iniettarsi del veleno e aspettarsi che qualcun altro muoia al posto tuo per il veleno che hai preso tu. 

Non perdonare significa mantenere quello viene definito un laccio karmico o legame energetico. I Lacci Karmici, e i LEGAMI ENERGETICI, sono dei collegamenti energetici con altre persone, con forme pensiero di emozioni, con luoghi, oggetti o qualunque altra forma energetica esistente.
E ho già scritto nel primo dei miei articoli che in natura tutto è ENERGIA.

Quando parliamo di Lacci Karmici o di Legami, facciamo riferimento a quei collegamenti energetici che sono per noi DISFUNZIONALI, che ci creano un’abbassamento energetico rispetto al nostro potenziale e che quindi influiscono in modo negativo sui nostri processi energetici.

I Lacci Karmici sono stabili e per essere sciolti o “slegati” occorre usare procedure per “tagliarli”.

Avere un Legame o un Laccio Karmico è come vere una CATENA  che ti tiene fermo o frenato rispetto a quanto potresti muoverti essendo nel tuo pieno potenziale.

Al fine di andare avanti, è essenziale che tu perdoni realmente a tutti i livelli. Né va dimenticato che, poiché tutto parte da sé, occorre anche perdonare se stessi. Potremmo infatti avere sensi di colpa per la rabbia e il risentimento covati, emozioni negative che riteniamo sbagliate, oppure  per aver “permesso” che si creassero le condizioni per subire un torto, un’ingiustizia o ciò che ha generato in noi la rabbia. In realtà non è corretto ritenere la rabbia un’emozione negativa. Madre Natura l’ha creata perché ne facessimo buon uso. Il problema è quando non riusciamo a liberarcene, si radica, diventa fonte di malessere e non riusciamo a riequilibrarla, cioè tornare ad uno stato di equilibrio emotivo.

Occorre, pertanto, sia un lavoro su di sé per perdonarsi e accettarsi, sia per perdonare gli altri, e farci il regalo di essere liberi da tale peso che oscura la nostra luce per tornare a brillare.

 Colui che non riesce a perdonare agli altri, rompe il ponte su cui lui stesso deve passare. (Confucio)