Perdona gli altri, non perché essi meritano il perdono, ma
perché tu meriti la pace. Buddha
La parola perdono deriva dal latino ed è composta dalla
particella “per” e “donare”. Ha quindi nel suo cuore già tutta la sua
ricchezza, poiché è un dono. Ma non è,
come si potrebbe credere, un dono al perdonato, bensì lo è per chi perdona. Ma
partiamo dall’inizio. Perché dovremmo
perdonare?
La perdita di un figlio, un divorzio, dei torti subiti da
bambini o dei maltrattamenti o ingiustizie che riceviamo tutti i giorni non
fanno altro che aumentare lo stress e i problemi legati al benessere fisico e
psichico. La civiltà odierna ci
suggerisce di vendicarci e di prolungare enormemente il dolore, dato che la
società ci vuole schiavi, sofferenti e morti di stenti. Invece bisognerebbe
perdonare. Perdonare non vuol dire
permettere all'altro di fare ciò che vuole o di rifarci male, non vuol dire
essere stupidi o succubi o deboli. Vuol
dire lasciare andare le emozioni che ci fanno del male. La rabbia se non
viene risolta diventa autodistruzione e ci sono evidenze scientifiche secondo
cui indebolisce il sistema immunitario.
Le emozioni legate alla rabbia sono tossiche. Il rancore che porti ti sta
danneggiando più di quanto tu creda. Un
minuto di rabbia indebolisce il sistema immunitario per 4-5 ore. Un minuto
di risate rinforza il sistema immunitario per più di 24 ore. Il cervello è collegato sia con il sistema
endocrino (ormonale) che con il sistema immunitario. Anche la mente
influenza il corpo attraverso i neurotrasmettitori (acetilcolina,
dopamina, serotonina, istamina, adrenalina e noradrenalina), prodotti dal
cervello che hanno ricadute sul fisico. I pensieri e le emozioni tra i fattori
centrali della salute. I processi psicologici possono influenzare le strutture
neuroemotive che regolano funzioni organiche, ed in particolare il sistema
immunitario. L’ansia per esempio colpisce lo stomaco, la rabbia il fegato, la
paura i reni e i polmoni. Nuove discipline come
la neuropsicoendocrinologia e la neuropsicoimmunologia hanno contribuito a
migliorare la nostra comprensione dei processi complessi che contribuiscono a
produrre uno stato di salute o di malattia. Il nostro cervello quindi, o meglio
le sue funzioni mentali, sono in grado di comunicare con le cellule del
sistema immunitario. Si può dire che attraverso questi canali di
comunicazione si può indebolire la resistenza del nostro organismo agli agenti
patogeni (che producono malattia), o viceversa, si trasmettano dei segnali di
rinforzo positivo (“Psicologia della salute” Prof. Mario Bertini -Raffello
Cortina Editore, 2012).
Facciamo attenzione in particolare alla rabbia repressa e quindi non riconosciuta. Molti di noi,
infatti, hanno imparato a non manifestarla ma c’è. Ciò può accadere sia perché non
accettiamo di avere emozioni considerate “inopportune”, sia per il giudizio sociale
che ne deriva. Per cui è importante dedicarsi del tempo per riconoscere la
rabbia dentro di sé e risolverla attraverso il perdono. E qui arriva la
meravigliosa notizia: il perdono, infatti,
è un potentissimo strumento di
guarigione.
Lascia andare il risentimento. Abbiamo detto all’inizio che il perdono è un dono, ma non per gli altri,
bensì è qualcosa che facciamo per noi
stessi. Ho trovato una splendida
definizione di perdono che rende in modo meraviglioso il messaggio che sto
cercando di trasmettere:
“perdono è il dono
completo, supremo, così sottile che quasi non si dà né si riceve, che completa
le azzoppature e le amputazioni del male - abbraccio di pochi istanti che poi
ti lascia passare avanti”
Questa splendida definizione lascia intravedere un altro
aspetto importante del perdono: esso consente di lasciar andare, guarire e andare avanti. Al contrario, se coviamo la rabbia, il risentimento,
le rimuginazioni restiamo incastrati nel passato, come se avessimo
una palla al piede simile a quella dei condannati.
Occorre perdonare
e dimenticare, nel senso di lasciar
andare il passato e vivere nel presente, andare avanti e restare nel qui e
ora. Non sono i fatti che determinano la
nostra vita, ma la reazione a tali eventi. Possiamo scegliere di sentirci
vittime o pensare che si tratti di sfortuna o pensare di avere a disposizione
un potente strumento qual è il perdono.
E non basta dire o pensare “perdono questa persona”. Gandhi diceva che
essere arrabbiato con qualcuno e covare rancore e risentimento è come iniettarsi del veleno e aspettarsi
che qualcun altro muoia al posto tuo per il veleno che hai preso tu.
Non perdonare significa mantenere quello viene definito un laccio
karmico o legame energetico. I Lacci Karmici, e i LEGAMI ENERGETICI, sono dei collegamenti energetici con altre persone, con forme pensiero
di emozioni, con luoghi, oggetti o qualunque altra forma energetica esistente.
E ho già scritto nel primo dei miei articoli che in natura tutto è ENERGIA.
Quando parliamo di Lacci Karmici o di Legami, facciamo riferimento
a quei collegamenti energetici che sono per noi DISFUNZIONALI, che ci creano
un’abbassamento energetico rispetto al nostro potenziale e che quindi
influiscono in modo negativo sui nostri processi energetici.
I Lacci Karmici sono stabili e per essere sciolti
o “slegati” occorre usare procedure per “tagliarli”.
Avere un Legame o un Laccio Karmico è come vere una CATENA
che ti tiene fermo o frenato rispetto a quanto potresti muoverti essendo nel
tuo pieno potenziale.
Al fine di andare
avanti, è essenziale che tu perdoni realmente a tutti i livelli. Né va
dimenticato che, poiché tutto parte da sé, occorre anche perdonare se stessi. Potremmo infatti avere sensi di colpa per la
rabbia e il risentimento covati, emozioni negative che riteniamo sbagliate,
oppure per aver “permesso” che si
creassero le condizioni per subire un torto, un’ingiustizia o ciò che ha
generato in noi la rabbia. In realtà non è corretto ritenere la rabbia un’emozione
negativa. Madre Natura l’ha creata perché ne facessimo buon uso. Il problema è
quando non riusciamo a liberarcene, si radica, diventa fonte di malessere e non
riusciamo a riequilibrarla, cioè tornare ad uno stato di equilibrio emotivo.
Occorre,
pertanto, sia un lavoro su di sé per perdonarsi e accettarsi, sia per perdonare
gli altri, e farci il regalo di essere liberi
da tale peso che oscura la nostra luce per tornare a brillare.
Colui che non riesce a perdonare agli altri, rompe il ponte su cui lui stesso deve passare. (Confucio)
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