lunedì 12 marzo 2018

A chi non è capitato di vedere realizzate le proprie profezie?






Nessuno di noi è un oracolo, ma quante volte gli eventi che temiamo si verificano? Il più delle volte la spiegazione che ci diamo è “che sfortuna”, “ecco, lo sapevo che sarebbe accaduto, mi va sempre tutto male”. Proprio qualche giorno fa un’amica a cui avevo spiegato questo fenomeno viene da me e mi racconta:” Tiziana, sai, è successo proprio come dici tu. Avevo paura che nel sottopormi alle analisi del sangue non avrebbero trovato la vena giusta, e mi hanno martoriato il braccio per i ripetuti tentativi”.
Ecco, rendersi conto che è stato attivato questo meccanismo è già un ottimo passo avanti nell’evitare che ricapiti, ma ancor più importante è aver capito quanto siano potenti i nostri pensieri. I pensieri creano la realtà.
Il concetto di profezia che si autoadempie  è stato introdotto nelle scienze sociali nel 1948 dal sociologo statunitense Robert K. Merton, che ne diede la seguente definizione: una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l'avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità. Merton trasse ispirazione dalla formulazione che un altro celebre sociologo americano, William Thomas, aveva dato di quello che è passato alla storia come Teorema di Thomas che recita: «Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze».
Quindi facciamo attenzione a ciò che pensiamo o che temiamo quando ci approcciamo a vivere una data esperienza. Alzi la mano chi, a questo punto, non vorrebbe far realizzare “profezie positive”, che si traducano, cioè, nella realizzazione dei nostri desideri. Questo meccanismo è molto utilizzato nell’allenamento degli atleti, laddove gli allenatori (che lo sono sia per il fisico ma anche per la mente) invitano i loro clienti/atleti ad immaginarsi vincitori delle loro gare, a visualizzare l’evento sportivo nell’atto di mantenere la calma, la concentrazione e raggiungere l’obiettivo desiderato. Fare come loro non costa nulla e allora..proviamoci.  Ogni occasione è buona per farlo. Per esempio prima di un colloquio di lavoro, o di un chiarimento da avere col proprio capo, o il proprio partner, oppure prima di sostenere un esame.  Insomma va bene applicare questo “modus operandi” ogni volta una situazione che stiamo per sperimentare ci mette alla prova o rappresenta una sfida.
Esiste certamente un modo più efficace per “creare il futuro che ci auspichiamo”, fatto di vari passi, come l’induzione ad uno stato di rilassamento profondo, il riequilibrio delle emozioni, la visualizzazione di immagini e scenari adatti, passi che in una situazione ideale andrebbero svolti con l’aiuto di un esperto.  Ma anche nel nostro piccolo, forti della consapevolezza acquisita, possiamo “allenarci” come fanno gli atleti. E buona creazione.

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