Nessuno di noi è un oracolo, ma quante volte gli
eventi che temiamo si verificano? Il più delle volte la spiegazione che ci
diamo è “che sfortuna”, “ecco, lo sapevo che sarebbe accaduto, mi va sempre
tutto male”. Proprio qualche giorno fa un’amica a cui avevo spiegato questo
fenomeno viene da me e mi racconta:” Tiziana, sai, è successo proprio come dici
tu. Avevo paura che nel sottopormi alle analisi del sangue non avrebbero
trovato la vena giusta, e mi hanno martoriato il braccio per i ripetuti tentativi”.
Ecco, rendersi conto che è stato attivato questo
meccanismo è già un ottimo passo avanti nell’evitare che ricapiti, ma ancor più
importante è aver capito quanto siano potenti i nostri pensieri. I
pensieri creano la realtà.
Il concetto di profezia che si autoadempie è stato introdotto nelle scienze sociali nel 1948 dal sociologo statunitense Robert K. Merton, che ne diede la
seguente definizione: una supposizione o profezia che per il solo fatto di
essere stata pronunciata, fa realizzare l'avvenimento presunto, aspettato o
predetto, confermando in tal modo la propria veridicità. Merton trasse
ispirazione dalla formulazione che un altro celebre sociologo americano, William Thomas, aveva dato di
quello che è passato alla storia come Teorema di
Thomas che recita: «Se gli uomini definiscono certe
situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze».
Quindi facciamo attenzione a ciò che pensiamo o che
temiamo quando ci approcciamo a vivere una data esperienza. Alzi la mano chi, a
questo punto, non vorrebbe far realizzare “profezie positive”, che si traducano,
cioè, nella realizzazione dei nostri desideri. Questo meccanismo è molto utilizzato
nell’allenamento degli atleti, laddove gli allenatori (che lo sono sia
per il fisico ma anche per la mente) invitano i loro clienti/atleti ad
immaginarsi vincitori delle loro gare, a visualizzare l’evento sportivo nell’atto
di mantenere la calma, la concentrazione e raggiungere l’obiettivo desiderato.
Fare come loro non costa nulla e allora..proviamoci. Ogni occasione è buona per farlo. Per esempio
prima di un colloquio di lavoro, o di un chiarimento da avere col proprio capo,
o il proprio partner, oppure prima di sostenere un esame. Insomma va bene applicare questo “modus
operandi” ogni volta una situazione che stiamo per sperimentare ci mette alla
prova o rappresenta una sfida.
Esiste certamente un modo più efficace per “creare il
futuro che ci auspichiamo”, fatto di vari passi, come l’induzione ad uno stato
di rilassamento profondo, il riequilibrio delle emozioni, la visualizzazione di
immagini e scenari adatti, passi che in una situazione ideale andrebbero svolti
con l’aiuto di un esperto. Ma anche nel
nostro piccolo, forti della consapevolezza acquisita, possiamo “allenarci” come
fanno gli atleti. E buona creazione.
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